Cosa può fare una matassa... Racchiudere i nostri ricordi più lontani...
Il punto di partenza, la strana lana indiana, quasi un viaggio tra luci psichedeliche, di Knit Collage, Rolling Stone e Gipsy Garden, fiori, rubains, lustrini... Per una strana associazione di idee, -uno dei colori di questo filato si chiama Woodstock- eccomi proiettata nel lontano 1970, in quell'isola dove molti di noi avrebbero voluto esserci, l'isola di Wight.
Per noi, che non ci siamo stati al festival tenuto su quell'isola (per chi vuol vivere un po' di quell'atmosfera qui, qui e qui) dove si esibirono nella mitica edizione del 1970, tra gli altri anche Jimi Hendrix, poco prima della sua morte, arrivò la voglia di "pace e amore", di "fare l'amore e non la guerra" e pure questa canzone, riadattata poi anche nella nostra lingua da uno dei primi complessi italiani (il più grande nostro complesso era -ed è- proprio quello di essere italiani...).
Questo è quello che passava il convento, o meglio la radio, che non era ancora "libera" e non aveva ancora la modulazione di frequenza, questo è ciò che è rimasto di
quell'isola, nel mio immaginario di ragazzina tredicenne, che andava
ancora alle medie, appunto, dalle Canossiane... Poi arrivò la
"compagnia"...
I pezzi del collage dei ricordi si posizionano ora piano piano
perfettamente uno vicino all'altro... e mi torna in mente la mia stanza
tappezzata dai poster di Jim Morrison, quando era bello come un dio, ma
io preferivo i rossi capelli al vento di Ian Anderson, che ci ricordava
che "niente è facile"
(e che nella presentazione del filmato che ho scelto, ci rammenta pure
che il tempo passa, -ma dov'è finita la tua fulva criniera?-...), di
Jimi Hendix, di Janis Joplin insieme a quelli, è stupido nascondere il
nostro passato musicale, di Lucio Battisti... Tanti capelli in testa,
possibilmente ricci.
Ho sempre desiderato i capelli ricci, ma la natura mi ha dato degli
spaghetti, resistenti alla cottura di permanenti, tinte, decolorazioni a
60 volumi, ma, porco cane, lisci. Così la notte del sabato di quei
tempi lontani andavo a dormire con i capelli bagnati e stretti in tante
treccine, che srotolavo la domenica pomeriggio per la festa nella
cantina di Angelo. Il risultato era strano e durava pure poco, tanto che
mi chiamavano, in compagnia, ragazzina dai capelli "ostregati".
La grande compagnia della Latteria, tentativi di noi, ragazzi di
provincia, di imitare la libertà dei ragazzi di Woodstock e di Wight nel
parco del Lambro....E ci sentivamo, Renata
ed io, veramente "figlie dei fiori", con le fasce di raso sulla fronte e
tra i nostri lunghi capelli, danzavamo a piedi scalzi nei nostri
vestiti leggeri, corti e svolazzanti tra i capelli "quasi" lunghi dei
nostri amici sdraiati sull'erba.
La cantina di Angelo, dove passavamo i pomeriggi del sabato e della domenica a ballare ed ascoltare la musica (e dove ci fu
la mia prima festa di sera, l'ultimo dell'anno del 1970) con le scritte "peace and love", i simboli disegnati sui muri, gli immancabili manifesti ed un flash, tra i primi abbozzi di luci "psichedeliche" (quasi lucine dell'albero di natale, che si accendevano e cambiavano colore, -sembrava- al tempo di musica), Aqualung e Gentle Giant, sul tavolo vicino al giradischi, in fila per essere ascoltati.
Dopo la pace, la musica e l'amore, arrivò anche la droga, a Carate, non
il fumo, no (quello arrivò postumo), direttamente l'eroina.
La compagnia si sciolse, in parte bruciata su di una stagnola...
E morirono in tanti e pochi si salvarono prima del precipizio, alcuni,
il mio rosso "uomo" (sedicenne) di allora, che assomigliava a Peter Fonda in Easy
Rider, quello con cui scappavo, dopo aver sciolto le trecce, in moto
all'uscita della scuola delle suore, mi risulta sia ancora in una
comunità di recupero.
Fu breve ma intenso, quell'anno, dall'estate del '70 all'estate del '71. Poi giunse il ginnasio a togliere il tempo di morire... Aut liberi aut libri.
Arrivò anche una nuova compagnia, e poi un'altra ed un'altra ancora...
I fiori che colsi, mentre danzavo nel parco vicino al Lambro, li
conservai nel granitico Rocci, che il dolce Massimo, mio compagno di
liceo, si offriva di portare al mio posto fino alla
stazione, all'uscita della scuola...
Poi quei fiori non li trovai più, sgretolati tra una versione e l'altra di greco.
Ecco, no, li ho ritrovati in questa lana, da dove è partito il mio
viaggio...
Aggiungi ai preferiti (2732) | Riporta quest'articolo sul tuo sito! | Visualizzazioni: 29474 | Stampa
|