» Ann Marie : Pink Ribbon Stockings (Ravelry)
Mi sono sempre piaciute le parigine, intese come calze e come donne (hanno entrambe un'allure ineguagliabile), e le ballerine, intese sia come scarpe (ne possiedo di tutti i colori) che come professioniste, di tango, di bolero, di danza classica...
Vado per libere associazioni, guardando la foto qui accanto di un pattern che mi ha colpito... Una ballerina con una lunga treccia nera in pausa, con le parigine (al posto degli scaldamuscoli) e con le ballerine appese alla sedia con il nastro di raso rosa, questo è quello che mi viene in mente. Un'immagine come questa.
Dicevo, mi sono sempre piaciute le ballerine, come mi sono sempre piaciute le donne coi capelli raccolti (e le ballerine hanno i capelli raccolti), specie in una lunga treccia che scende lungo la schiena...
Nella treccia vedo una sensualità nascosta, che si svelerà e si
scioglierà solo davanti all'amante (proprio come una matassa di lana).
Non a caso, le promesse spose a Dio, le suore, devono tagliarla prima di abbracciare il voto di castità. La traccia/treccia
femminile recisa di netto.
Ho passato la mia infanzia e prima adolescenza, scuola elementare e
medie, tra le suore... Cercavo di vedere quella purezza che ostentavano,
la vedevo solo nelle mani diafane. Chissà perchè i preti e le suore
hanno le mani così bianche... Quasi trasparenti.
Ci facevano raccogliere i capelli, era obbligatorio, per chi li avesse
lunghi, legarli in una coda o meglio ancora, costringerli in una
treccia, che forse un giorno speravano fossero loro a poter tagliare,
per donare la nostra sessualità a Dio.
Ma erano proprio quelle nostre trecce, che attiravano i maschi, specie i ragazzi dell'Istituto Tecnico vicino...
In terza media esplodevano, insieme al nostro seno, le pulsioni,
represse in quella scuola, dove non si poteva parlare neppure di
mestruazioni (molte suore
non hanno le mestruazioni, isteria collettiva), quando il menarca era all'ordine del giorno.
Il sangue, che usciva
da un posto innominabile ed ignoto alla maggior parte di noi, era visto come sporco e da
nascondere (molte di noi venivano mandate a casa per la gonna
"macchiata" e da lì giravano leggende strane di
dissanguamenti).
Prima di uscire, alla fine delle lezioni, ci nascondevamo nei bagni, arrotolavamo
le gonnellone, per farle diventare il più corte possibile, alzavamo le calze sopra il ginocchio, come se fossero parigine, scioglievamo le trecce (i capelli rimanevano un poco
ondulati, proprio come le matasse di lana appena srotolate), fuori
dalla scuola, dietro l'angolo, ci aspettavano i ragazzi dell'ITIS con le
moto accese e poi... via, per palpare le nostre pulsioni -ed altro-...
Molte di noi, non io, che amavo quella mia lunga treccia, che nascondeva tutte
le mie voglie, compresa quella di diventare ballerina, subirono il rito
del taglio, pur non consacrando il loro candore a Dio...
Quel taglio era una sorta di uscita forzata dall'infanzia ed ingresso (altrettanto forzato)
nell'adolescenza, taglio netto, senza che il profumo di sesso e di sensualità, che
emanava una treccia svolta, potesse uscire allo scoperto. Rinchiusa in
una scatola trasparente, in un cassetto della stanza dei
genitori... Quante trecce tagliate delle mie amiche ho visto ed aperta la
scatola, odore di morte.
Dicevo delle ballerine...Amo le danzatrici di tango e di flamenco, con una rosa nei capelli, raccolti nella treccia nera.
Amo le ballerine di danza classica, come l'eterna ragazza Carla Fracci, che ha ancora i suoi lunghi capelli, spesso raccolti nella treccia nera, che le inornicia il volto, immutato nel tempo...
L'adoro in Giselle, che avrei voluto eseguire io, avrei voluto frequentare la scuola di ballo alla Scala, come alcune
mie amiche di Milano e
che nel saggio portavano La morte del cigno.
Che belle le loro ballerine color cipria legate con il nastro di
raso... Sono rimaste lì, nei miei ricordi, appese al chiodo dei desideri
non realizzati. Ma anche le mie amiche non sono diventate ballerine ed
hanno tagliato le loro trecce.
Amo il Bolero di Ravel, eseguito da una eterea Luciana Savignano, splendida e
sensuale nella sua non fisicità, che esplode nel crescendo della
musica... I capelli si scompongono, come quando svolgevamo le nostre
trecce e i nostri desideri, come quando si srotola una matassa di lana...
In questo caso di Lorna's Lace Shepherd Sock...
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