Knitter di tutto il modo unitevi
di Chiara Modini
Fashion il settimanale italiano della moda - 06.07.07
A Firenze il primo Knit-Out italiano
Si terrà alla Stazione Leopolda di Firenze il primo raduno di knitter italiano - intanto anche nelle nostre città si diffondono i knit café - e la nuova tendenza è il "knittivism" - neologismo che sta per knit activism
Sferruzzare, anzi "to knit" come suona (meglio) in inglese,
sta tornando molto di moda da Los Angeles a Tokyo, passando per Londra. E ora la
knitting-mania arriva anche in Italia. Il merito è soprattutto di
un gruppo di docenti e studenti della Naba, che ha saputo intercettare questa
voglia di gomitoli, ferri e uncinetti: "Abbiamo cominciato con un progetto
sulla maglia fatta a mano - raccontano sul loro sito www.do-knit-yourself.com - ma le
cose sono 'precipitate' e si è innescato un meccanismo più interessante
del corso da cui siamo partiti".
La ricerca, sviluppata dalla Naba
attraverso laboratori di progettazione tenuti da Nicoletta Morozzi e
Lorenza Branzi, ha
risvegliato l'attenzione della Triennale di
Milano, che ha dato il suo patrocinio all'operazione,
e di Pitti Immagine che, sempre pronto a cogliere lo spirito dei tempi,
dal 4 al 7 luglio organizza non solo un'esposizione di questi lavori durante Pitti
Immagine Filati, ma si fa addirittura promotore del primo knit-out italiano, un
raduno di knitter, alla Stazione Leopolda: vi partecipano privati cittadini che lavorano a maglia,
all'uncinetto o ricamano ma anche artisti con installazioni in tema. Alla performance
fiorentina contribuiscono anche i primi knit café italiani: un'esperienza già
consolidata in molti Paesi, ma che in Italia comincia solo ora a diffondersi. Si tratta di luoghi -
negozi, bar, ristoranti, club, wellness
center, atelier, librerie - dove incontrarsi per fare la maglia, chiacchierare
e magari bersi anche un cappuccino. Grazie al sito www.do-knit-yourself.com
sta nascendo un vero e proprio network: in una apposita web page sono, infatti, a disposizione
tutte le indicazioni degli appuntamenti e le sedi degli incontri nelle varie città.
Ci vediamo al knit-café
poi andiamo al knit-out
Cliccare per credere: solo a Milano i knit café
sono già una decina, dal Coffee Design della Triennale allo Spazio Rossana Orlandi. Persino al salone Modaprima
è stata dedicata un'area del Milano Convention Center ai fan del tricotage, con gli studenti della Naba pronti ad accoglierli e
ad elargire consigli. A Firenze gli indirizzi già attivi sono i Lungarno Hotels, la libreria Melbookstore, il
centro wellness Klab, il ristorante Nana Muta, gli
atelier Quelle Tre e Essère. Chi abita in una
zona ancora non "coperta", troverà sul sito il materiale (locandine etc.) per
organizzare gli incontri nella propria città. Ci sono inoltre un blog, link e indirizzi utili e una
sezione per spedire le foto dei propri lavori: non è detto che non vengano selezionati ed esposti al knit-out
fiorentino. Qui verrà presentato anche l'"Abito infinito" che prenderà forma e sarà indossato, in una sorta di performance
collettiva il 4 luglio, come evento inaugurale di questa prima adunata di "sferruzzatori"
provenienti da tutto il mondo.
Dagli studi di radio Deejay, La Pina - dj e opinionista, nonché
figlia di Nicoletta Morozzi e, a sua volta, grande appassionata del genere - nel corso del programma Pinocchio (in
onda dal lunedì al venerdì dalle 17 alle 19) non perde occasione per fare proselitismo e invita gli ascoltatori
attraverso lo slogan "Uniamo le pezze" a inviare quadrati e rettangoli fatti a mano per contribuire alla realizzazione
di questa iniziativa che ha tra l'altro uno scopo benefico: un modo per "scaldare" simbolicamente i più bisognosi.
Una nuova tendenza:
il "knittivism"
All'estero questo tipo di iniziative sta dando vita a veri e propri movimenti. Lo chiamano "knittivism",
neologismo che sta per knit activism, e indica iniziative volte a sensibilizzare
l'opinione pubblica attraverso knitting performance: per esempio ricoprendo
con un patchwork fatto a maglia in colore rosa un carrarma-to perprotestare contro la guerra in Iraq,
come è successo a Copenhagen, o realizzando ai ferri un "fiume" di telini
azzurri cuciti insieme per sostenere Water Aid. Talvolta l'obiettivo è dare
più colore alla città utilizzando gli avanzi di gomitoli, come fanno i Knitta americani
(www.knittaplease.com)
- che ricoprono di teli fatti ai ferri dai pali della luce alle antenne
delle automobili - o creare nuove espressioni artistiche. Lo ha
dimostrato l'esposizione Radical Lace & Subversive Knitting, appena conclusasi al Museum of Arts & Design di New York (www.madmuseum.org).
A Londra, invece, il knitting
club Cast Off riunisce fan del tricottage che realizzano ai ferri letteralmente qualsiasi
cosa (www.castoff.info, visitarlo per credere), persino un "completely
knitted wedding", e cose altrettanto sorprendenti
si possono trovare sul libro Knitorama di Rachel Matthews, cofondatrice del gruppo:
torte, uova al tegamino, lampade, bicchieri di birra, tutto hand made, con tanto di istruzione
per realizzarli. Londra è un po' la capitale europea del tricotage. Qui si trovano due dei negozi
più forniti
al mondo per appassionati di maglia: I Knit London (www.iknit. org.uk), che si autodefinisce "shop
& sanctuary for
knitters", fondato
da un gruppo di
amici appassionati di tricot, e il sofisticato Loop (http://loop.gb.com), raffinatissimo paradiso del knitting.
A New York, invece,
ci sono gli
incontri di Stitch'n'Bitch (dal titolo del famoso libro Stitch'n'Bitch: The Knitter's Handbook di Debbie Stoller, direttrice ed editrice di Busi
Magazine)
e il KnitNewYork.
A proposito,
l'anno prossimo uscirà il film The Friday Night Knitting Club tratto dall'omonimo romanzo
di Kathleen
Jacobs e
ambientato proprio in un
knitting store di Manhattan. La protagonista Julia Roberts, che a sua volta pare non disdegni il
tricotage.
Tanti i knitter fra
le star e anche tra gli uomini
Julia Roberts non è l'unica star che apprezza questa
passatempo, a detta degli appassionati molto zen:
tra gli adepti figurano anche Urna Thurman, Hilary Swank,
Julianne Moore, Winona Ryder, Sarah Jessica Parker e perfino il virilissimo Russell Crowe. Non si pensi, infatti, che ferri e uncinetti siano solo roba da donne: a Milano il bravissimo
designer giapponese Icho Nobutsugu realizza ai ferri e all'uncinetto impeccabili
giacche sartoriali (vedi box a lato) e Aldo
Lanzini De Agostini D'Aviance, un creativo che del tricotage ha fatto una vera e propria forma d'arte, lo
scorso aprile ha
stupito con la presentazione i suoi capolavori presso la showroom milanese di Vivienne Westwood. Per
chi non lo
sapesse, ai tempi delle corporazioni dei maestri magliai dell'Inghilterra di Queen Elizabeth thè First, la
nobile arte
della maglia, era prerogativa prettamente maschile. Storiando tra i blog si scoprono fierissimi
"male knitter" (c'è
anche un sito di riferimento www. menknit.net) e pare che negli incontri dei knit café cominci a
comparire qualche
rappresentante del sesso forte.
Tant'è che il 29 giugno, durante Milano Moda Uomo, alla Triennale si è svolto l'incontro "Tricot-mania:
passione da uomini
" in cui GrignascoKnits
ha reinterpretato
il look delle maglie in passerella con i capi realizzati a mano dallo stilista Giuliano Marelli. Un
incontro dedicato
a tutti i signori che vogliono mettersi alla prova con il tricot e a tutte le compagne, mogli e
fidanzate, disposte ad
aiutare il proprio lui a cimentarsi con ferri e uncinetti. I presupposti perché il nostro Paese si faccia
coinvolgere dalla
knitting-mania ci sono tutti: l'Italia, non dimentichiamolo, è la patria dei filati più pregiati (esporta
gomitoli per aguglieria
in tutto il mondo per un valore che nei primi nove mesi dell'anno scorso ha toccato i 67 milioni di euro dati Smi-Ati) e ha una
tradizione artigianale
unica al mondo. |
Se' by Icho Nobutsugu
II tricotage è roba da uomini
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Impeccabili giacche sartoriali con una peculiarità: essere fatte completamente a mano, all'uncinetto o ai ferri. Le realizza uno stilista giapponese, milanese d'adozione, Icho Nobutsugu che, dopo aver collaborato per anni con varie aziende moda, ha deciso dalla scorsa stagione dì mettersi in proprio e ha debuttato nella sezione Pitti Rooms di Pitti Uomo. L'idea base della collezione è enfatizzare la manualità della scuola giapponese e la sua grande tradizione sartoriale. La tecnica è quella del pezzo unico con calature interne, senza cuciture, con travetti e asole ovviamente cucite a mano. Si tratta di un concetto unisex con proporzioni diverse per la donna, ma i dettagli sono quelli da uomo. I
materiali preferiti da Icho per la primavera-estate sono la canapa e la seta, per l'autunno-inverno il cashmere. Il marchio è già presente presso alcuni tra i più importanti punti vendita nel mondo - Pupi Solari a Milano, Tiziana Fausti a Bergamo, L'Eclaireur a Parigi, The Library a London, Maxfield a Los Angeles, Alan Bilzerian a Boston, Linda Dresner a New York, Barneys NewYork in Giappone - e prevede di ampliare da questa stagione la distribuzione, mantenendone
però l'esclusività poiché i pezzi sono
prodotti
in serie limitata.
c.mo
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