Percorso 
Questo è un percorso mentale -il mio-.
Il percorso -reale- per arrivare ad Unfilodi, lo trovi alla voce Dove Siamo.
Qui vorrei ripercorrere, sapendo che puoi capirmi, quei viottoli di pensiero
che mi hanno portato fino a qui.
|
Scritto da Maria Luisa
|
lunedì 28 maggio 2007 |
Dante a generazioni di studenti non è mai piaciuto.
Da noi al liceo, la prof. d'Italiano faceva quello che noi definivamo il "RischiaDante".
Tutti i lunedì mattina, per tre anni, c'era questo incubo, che durava un'ora, interrogazione a tappeto sulla Divina Commedia, cosa che, invece di avvicinarci alla sua lettura critica ed alla conoscenza, ce la faceva odiare -ho riletto Dante in età più tarda, con uno spirito diverso-.
Tant'è che mi ricordo i gabinetti occupati da tutta la classe, tranne due compagni, che erano sempre preparati e sempre presenti, ad
aspettare la campanella per tornare in classe, quando qualche altro compagno della nostra sezione, con lo stesso incubo per il martedì, ci
faceva da palo.
Lascia il primo commento! | Aggiungi ai preferiti (1204) | Riporta quest'articolo sul tuo sito! | Visualizzazioni: 6794 | Stampa |
Leggi tutto...
|
Scritto da Maria Luisa
|
mercoledì 21 marzo 2007 |
Stanotte (di solito, nel cuore della notte, mi capita di svegliarmi ed allora penso. E' il mio periodo più produttivo e creativo, oltre che d'introspezione), pensavo a quello che avevo scritto un po' di tempo fa (sembra passato un secolo!) ne "La regina del focolare", l'oggetto del contendere, che mi ha portato a conoscere Silvia aka Typesetter aka Alice Twain ed il mondo delle bloggers knittatrici, che mi hanno portato ad aprire Sferruzza-menti, che mi ha portato ad eQuiLibri.
Che mi ha ri-portato ad Unfilodi.
Avevo scritto, se non erro, -La
felicità è a portata di mano. Basta saperla cogliere. E' intorno a noi,
vicina. Non "espatriamo"-.
Lascia il primo commento! | Aggiungi ai preferiti (1116) | Riporta quest'articolo sul tuo sito! | Visualizzazioni: 6281 | Stampa |
Leggi tutto...
|
Scritto da Maria Luisa
|
domenica 04 febbraio 2007 |
Era l'aprile del 2003.
Il campionario invernale era già stato presentato ai negozi. Interpellai per primo il responsabile delle vendite -o non mi ricordo chi fosse- della Baruffa, un uomo anziano che conosceva il settore, ma non a sufficenza lungimirante, che mi sconsigliò di aprire un negozio di lane, specie in un periodo poco propizio. Sarei partita col piede sbagliato, mi sarei demoralizzata subito, secondo lui, con la sola vendita del cotone.
Contattai altre ditte del settore, ma ne avevo in mente una in particolare, la Grignasco, perchè in febbraio di quell'anno era uscito un inserto maglia su Grazia dove era pubblicato un capo fatto con la Tyrol. Fu difficile trovare questo filato, perchè a quei tempi, non molto lontani, in realtà, i negozi di maglia erano spariti.
Pensai allora che, come me, ci fossero tante persone che amavano la lana, ma dove cercarla?
Lascia il primo commento! | Aggiungi ai preferiti (1155) | Riporta quest'articolo sul tuo sito! | Visualizzazioni: 11557 | Stampa |
Leggi tutto...
|
Scritto da Maria Luisa
|
martedì 21 novembre 2006 |
In questi anni trascorsi nel mio spazio ho avuto modo di vedere migliaia di filati, decine e decine di cartelle colori, di varie marche.
Ho toccato con mano, ho provato (condicio sine qua non per acquistare un filato) lane merino, cashmere, lane miste -orrore!!- con il sintetico, seta, mohair, cotone, viscosa, e via dicendo.
I rappresentanti, spesso, durante il loro primo approccio, tentano di sedurmi coi prezzi bassi, proponendomi filati, a mio parere, improponibili al target della clientela, che ha sposato la mia filosofia di approccio alla maglia.
Il lavoro a maglia è un'arte, un passatempo rilassante, tuttavia costa fatica, soprattutto se fatto con costanza ed in vista di un risultato che dev'essere il migliore possibile.
La lana deve ripagare questa fatica, l'occhio, la mano, e per avere queste prerogative dev'essere bella. La qualità, tuttavia, si paga, a volte anche cara.
Le mie clienti lo sanno, l'hanno imparato, a loro spese, nel tempo sprecato in lavori eseguiti con lane a buon mercato, e di bassa qualità, ovviamente non mie.
Talvolta, infatti, durante i corsi, si chiude un occhio se qualche allieva porta da casa uno di quei gomitoloni che vendono nei supermercati... Belli da vedere, ma i risultati te li raccomando!... Tanto si sa che prima o poi ci si rende conto che il gioco non vale la candela. E si finisce per lavorare con lane che si possono definire tali.
A questo punto è doveroso, da parte mia, fare l'elogio della MerinoGold, della filatura Grignasco, la lana che preferisco in assoluto, sia come mano che come cartella colori. E' un filato che è impossibile pensare di sostituire con un altro merino, che può essere simile, ma mai uguale, e chi l'ha usato, lo ama in modo viscerale come me (vero, Etta? n.d.r.).
Ho tanti altri filati pregiati, della Gatto, della Grignasco, dell'Adriafil, della Cardiff, come il cammello, l'angora, l'alpaca, il cashmere, il lama, la lana con la seta, la seta pura, il merino.
La mia scelta, infatti, punta sempre alla qualità, cercando, tuttavia, di avere, anche, proposte nuove da offrire alle mie clienti.
Non ultima, quella di una lana giapponese, la Noro, sulla cui etichetta appare la scritta "the world of nature", che suona strana, da un paese, come il Giappone, dove tutto è frutto di tecnologia. Persino i cavoli.
Quest'ultimo acquisto mi ha colpito per il fatto di essere un filato ritorto completamente a mano, per i colori, stupendi e cangianti, per via della seta mischiata alla lana ed al mohair o all'angora, e per il fatto che l'ho trovato divertente da lavorare, in quanto ogni gugliata di filo presenta una sorpresa per le tonalità in cui ti imbatti, il viola intenso, il cremisi, il colore dell'erica, il turchese, l'ottanio, il blu china, il verde brillante, ecc... Veramente il mondo della natura.
Tuttavia il mio elogio alla Merinogold, come primo amore, resta invariato.
E alle mie clienti sarà sempre la prima lana che proporrò. Sapendo di non tradire la fiducia che ripongono in me.
Lascia il primo commento! | Aggiungi ai preferiti (1167) | Riporta quest'articolo sul tuo sito! | Visualizzazioni: 9573 | Stampa |
Scritto da Maria Luisa
|
lunedì 02 ottobre 2006 |
Quello che voglio donarti nel mio spazio è l’opportunità e l’invito a riscoprire l’importanza dei nostri sensi.
Toccare. Maneggiare, lavorando. La lana, morbida, calda, il cotone, che sa di fresco, la canapa dura e rigida come una corda, la rafia che si sbriciola in mille fili tra le mani, la seta così scivolosa, che sembra scappare dalle dita e dai ferri.
Vedere. Divertiamoci ad accostare i colori dei filati, seguendo il nostro umore, il rosso anguria, che ci ricorda il caldo di quest’estate, il giallo polenta, il colore della zucca, i toni dell’erica, dell’uva, il pervinca, il viola, meditativi, il colore del muschio e delle foglie, verdi ancora per poco, che sbiadiranno nei toni sommessi e caldi dell’autunno, il grigio dell’inverno, spruzzato di bianco neve e di ghiaccio, il bianco e il nero, gli estremi che si toccano, l’azzurro del cielo e del mare, il rassicurante blu della notte. Gli scintillii dei brillantini, delle paillettes, delle perline di cristallo che catturano i bagliori del sole e ci ricordano le stelle.
Ascoltare. Le parole delle persone, il rumore dei ferri, la musica che ci fa stare bene con noi stessi o ci fa immaginare terre lontane. O ricordare. Di ascoltare qualche volta anche il battito del nostro cuore.
Odorare. Lavoriamo, magari accendendo davanti a noi un bastoncino d’incenso, così pregiato ed apprezzato nell’antichità, tanto da essere regalato anche al Re dei Re, nelle profumazioni dell’ambra, del sandalo, delle foglie di pomodoro, della cannella, della vaniglia, note esperidate, agrumate, maschili, o sensuali, di frutta, di fiori e di mare. Annusiamo un gomitolo di lana che sa di tempi passati, lo stesso profumo che usciva dai bauli della nonna.
Gustare. Il dolce e l’amaro. Il salato e l’insipido. Concedendo al nostro palato, mentre sferruzziamo, qualche peccato di gola, un biscotto, un cioccolatino, il caffè, una tazza di the. Per puro vezzo e per coccolarci un po’.
Facciamo un patchwork di tutte queste sensazioni e percezioni, e tentiamo di sentire le cose che ci circondano, di prendere e pretendere il benessere che ci possono dare. Cerchiamo di acuire i nostri sensi, in un tempo dove tutto è virtuale.
L’augurio che ti faccio è quello di essere sempre “curiosa”, nel senso di “prestare attenzione”, guardare, annusare, gustare, toccare, sentire con “cura” ogni momento della vita.
Ti aspetto.
Unfilodi…Luisa
Commenti (1) | Aggiungi ai preferiti (1151) | Riporta quest'articolo sul tuo sito! | Visualizzazioni: 6526 | Stampa |
| << Inizio < Prec. 1 2 Pross. > Fine >>
| Risultati 7 - 12 di 12 |
|
|