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Ieri mi sono concessa un pomeriggio libero, da passare con mio figlio.
Càpita spesso che lo accompagni da Lucky Music, a Milano.
La cosa mi piace, faccio finta di lamentarmi con Carlo, chè non posso stare lontana dal mio spazio -ma tanto c'è chi mi sostituisce-.
Mi piace stare con lui, sentirlo parlare con il suo linguaggio tecnico, io inesperta di quel mondo, dove lui invece ci gravita fin da piccolo. Fin dalla sua prima batteria.
Quel negozio mi affascina, si respira spirito artistico, si muovono talenti e capacità che mi attraggono, suoni di chitarre e di altri strumenti che mani esperte o inesperte - è lo stesso- stanno provando, che non verranno mai riconosciute come tali o avranno successo.

C'è chi appenderà la sua chitarra al chiodo e si metterà a fare modelli
di maglia, chi riporrà il suo basso come un cimelio nella sua custodia
e farà il chirurgo, chi metterà le bacchette della sua batteria
allineate sul rullante, e diventerà sociologo, chi andrà (ahimè) a
Sanremo, ingabbiando la sua arte, o cancellandola...
La gente che si ritrova lì, parla la stessa lingua, come succede tra
noi knitters -distorsioni o diritto e rovescio-, la musica ha uno
spartito e le note musicali, noi i patterns e i punti.
Si discute sule bacchette della batteria, come sui ferri da calza,
sulle corde della chitarra, sui piatti, se siano meglio gli uni o gli
altri, come noi scegliamo la lana.
Ciò che ne esce, da entrambe le cose, è sempre e comunque arte.
Compresa o meno...
Quando si scende dal ponte della circonvallazione e si entra in viale
Cassala, venendo dal viale Fulvio Testi, bisogna fare l'inversione per
poter entrare nella vietta dove c'è il negozio.
Di solito non si trova il posto per parcheggiare e si fanno giri e giri intorno all'isolato.
Ogni volta che faccio quella manovra, vicino alla Esso, sull'angolo,
vedo un "graffito", un murales, con una poesia accanto, una poesia
"unta", come lo è tutta la città, come la solitudine che scivola
silenziosa tra i muri.
Una poesia che contrasta col disegno, sembra (o è?) un presepe, con le stelle e gl omini con gli occhi a forma di lineette.
Enigmatico e bello, come del resto tutti quelli fatti da Bros,uno dei walldrawers più "famosi", che
amo in modo particolare, e che ha reso meno tertra una città incolore,
il suo "tocco" è inconfondibile, ed è straordinario il fatto che ogni
parte di Milano abbia un suo segno, anche piccolo.
Il primo che trovo è vicino alla Bicocca, venendo da Carate a Milano.
Note musicali sui muri della fiera, cuori sui muri di Sansiro, telefoni
o altro, vicino al Bulk -Cimitero Monumentale-, o vicino al Cimitero Maggiore, sui muri del mercato rionale di piazza Wagner, sul muro
della Modadori, in via Marghera.
Adesso Bros è stato integrato, ingabbiato, la sua arte tenuta sotto
controllo, con uno spazio a lui concesso dalle autorità cittadine, dal
sistema.
Ecco, il graffito in questione non era il suo.
Dico, era, perchè proprio ieri stavano cancellandolo, quelli
dell'Ansa, per la pulizia dei muri. Come se fosse stata una
"derattizzazione", una "disinfestazione", c'erano tre camion verdi,
"ecologici".
Avevano già passato la prima mano di calce sul muro.
Ho chiesto a Carlo di fotografare col cellulare ciò che restava di
quell'arte metropolitana, che faceva parte del mondo incompreso di
artisti, che gravitano in quella zona.
Il benzinaio ci guardava con aria di compatimento, forse era finalmente contento di vedere il muro ripulito.
Quello che rimane ve lo mostro. Un po' sfuocato. Come rimarrà nella memoria di chi l'ha visto, me compresa.
Oggi sicuramente non ci sarà più.
Anche questa è Arte. Perchè cancellarla?
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