Scrivo solo per dovere di cronaca ciò che è successo ieri pomeriggio.
Un pomeriggio "spinoso".
Ci siamo recate in quattro, Etta, Graziella, Piera ed io al Tea Rose.
Carmela è rimasta nel mio spazio a sostituirmi, con Lina.
Sedici e trenta, come stabilito.
Scegliamo un posto ben in vista, con il tavolo bello grande, così da poter togliere i lavori e le riviste, dalle borse.
Etta leva il suo maglioncino in cachemire color mandarino dalla borsa
porta-lavoro, il libretto degli appunti, e inizia a lavorare.
Graziella
si vuole cimentare con i calzini, con il gioco di ferri, (ma per questo
aspettiamo la consulenza di Alice Twain, il 19 marzo, i suoi calzini
sono famosi anche presso Unfilodi), leva le riviste per mostrarmi un
telaietto per una particolare lavorazione (ma è quello che aveva anche
la zia Maria!, ci faceva gli scialli) per procurarlo.
Ai corsi l'hanno
cercato.
Io tolgo il mio maglioncino, ormai stantio, Silk Garden.
Piera
non vuole lavorare, non ne ha il coraggio, nonostante quasi la
obblighiamo, poi si cimenta con l'uncinetto tunisino, ma molto
impacciata.
Occhi incuriositi, ma più che incuriositi, straniti, di chi
è seduto al bar.
Non vi dico i camerieri, che si mettono sulla porta
per guardarci come se fossimo bestie da circo (odio il circo).
Davanti
a Graziella un gruppo di ragazzini ridacchiano, a lei la cosa non fa
impressione.
Ha un figlio di quella età, e dice che sia lui che suo
marito, quando lei si siede sul divano con il plaid, la sua gatta sulle
ginocchia ed il lavoro a maglia, la chiamano "vecchietta".
Etta ha tre
figlie femmine, che invece vogliono maglioncini, possibilmente in
cashmere, a iosa, confezionati dalla madre.
Piera, in un primo momento
entusiasta della cosa, in quanto pensava di dover restare lei a
sostituirmi nel mio spazio e non Carmela, scrive un messaggino al suo
compagno, dicendo che stiamo andando a sferruzzare al bar, come si
diceva sabato sera al TG 3 (mo' ho capito la febbre del sabato notte,
tutti a cercare corsi fino al mattino e poi tutta domenica, rincalzati
dal TG 1, quello che ha visto Raffa!).
Poi si vuole tirare indietro. Dice che il suo compagno le dà
della vecchia (sempre la stessa storia) quando la vede sferruzzare.
Ed
ora quasi gli dà ragione.
Io finisco il davanti, finalmente del mio
"stantìo", mentre beviamo il tea, non so se rose, comunque ha le
spine, come la corona ferrea della regina Teodolinda, conservata nel
duomo che abbiamo qui davanti agli occhi (ecco webmaster, potresti
mettere questa, di illustrazione, per l'articolo o la rosa tea).
Stupore
generale, anche dei passanti, forse credono che si tratti di una candid
camera o che siamo un gruppo di auto-aiuto.
Niente foto per immortalare questo strano pomeriggio. Sensazioni che aleggiano: incompiutezza e incomprensione.
Alle 17.30, praticamente dopo tre quarti d'ora
dalla prima ordinazione, viene il cameriere, spinto dall'altro, che
continuava a guardarci con aria di compatimento, a chiedere se siamo a
posto così, come dire, il tempo a vostra disposizione è scaduto.
Caro (in tutti i sensi)
Tea Rose, sei scaduto anche tu, e sì che ti giudicano un locale di tendenza.
Tendenza verso il basso.
Tuttavia, una riflessione è d'obbligo: se non cambiamo
la percezione di noi stesse, non ci sentiremo bene da nessuna parte.
Se non ci crediamo prima noi, in ciò che facciamo, chi vuoi che ci prenda sul serio?
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