Signore, signorine, ragazzole, c'è un tempo per leggere, per lavorare a maglia o all'uncinetto o al chiacchierino (ricordo che mia sorella Laura, ora pediatra, preparava i suoi esami di medicina con una "navetta" in mano e un gomitolo di filo robusto ma sottile di fianco ai libri).
Forse qualcuna di voi lo chiama in altro modo, ma a Milano si diceva così... "quella sa fare il chiacchierino" e ne usciva uno splendido pizzo diverso dal tombolo, che è specialita delle donne liguri, ahimè ormai in disuso dalle ragazze, o dal pizzo veneto, di Venezia in particolare, di cui mia mamma era maestra.
Ho nei cassetti pizzi, centrini di ogni forma e grandezza che non uso mai perchè penso al tempo che richiede poi il lavaggio e la stiratura.
Peccato, peccato davvero, ma ormai ci dedichiamo sempre meno alle piccole
e delicate cose che abbellivano le nostre case.
Ossia, magari lo facciamo
ma più in fretta, usiamo centrini finti originali, ma che l'occhio
esperto s'accorge subito che sono di plastica.
Fra quanto tempo nessuno
si accorgerà neppure che sono di plastica?
A Rapallo c'è un museo del
merletto dove si possono ammirare ammirare esemplari davvero
stupefacenti, e ti domandi quali mani esperte siano riuscite a realizzare
quel miracolo di composizione.
Io le ho viste queste ultime signore
gelose del loro tombolo ormai finito in soffitta: guardi quelle mani
grezze di contadina, ma abilissime nello spostare gli spilli e quei
legnetti che chiamano fuselli e farne uscire dei capolavori.
Nel mio piccolo,
ho un museo "personale": ho fatto mettere
sotto vetro, previa mia disposizione su un fondo di seta, dei centrini che un'amica del posto mi faceva
come dono per il mio compleanno, finchè anche lei ha messo a riposo il suo tombolo.