A proposito di corriere.
Anni fa mi trovavo a Corinto di
Nicaragua, un porto piccolo sul Pacifico, strade sterrate e tante donne che
camminano con grandi ceste in equilibrio in testa, dondolandosi dolcemente.
Nella piazza centrale ogni tanto passava una corriera. Avete in mente quei
vivaci e coloriti mezzi di trasporto che abbiamo visto nei film di Sergio Leone?
Ecco, così erano le corriere di Corinto.
La gente non saliva, si buttava
all'arrembaggio, tirandosi dietro di tutto: un bambino al collo, galline due a
due per mano, anche una capretta mi sono trovata in quel trambusto, dove
spingersi era normale, nessuno brontolava, si cercava solo di sistemarsi.
Nel
parapiglia, qualcuno trovava anche il tempo di... tastare il sedere, specie di
una signora straniera. Che soddisfazione!
Non so come reggesse il pianale, ma, tant'è,
a un certo punto si parte.
Gli uomini aggrappati a grappolo alle porte, no, porte
non ce n'erano, ai tubi laterali che un tempo erano gli infissi delle
porte, quando c'era il segnale di partenza, giù tutti
a spingere la corriera finchè il motore si avviava e poi
su di corsa e si andava.
Tra gli schiamazzi delle galline, i pianti dei
bambini, il belare della capretta, si arrivava a una fermata.
Il rimescolio dello
scendere di qualcuno e di chi osava salire era una cosa
che ancora mi stupisce -e gli uomini, ovviamente, tutti
giù, pronti alla nuova spinta-.
Non
mi sono divertita mai così tanto.
Capolinea
Chinandega... La piazza, il mercatino di frutta e verdura, qualche manufatto
che ancora mi ricorda quell'avventura gioiosa, la cattedrale dalla facciata
imponente in stile coloniale spagnolo, il solito brulichìo variopinto.
Il
ritorno, un'incognita. Non c'era un orario fisso per la corriera, forse verso
sera, quando la richiesta era tale da riempirla.
Che si fa? Ecco spuntare
l'imprevisto:
un signore che si offre come taxista, e il taxi
dov'è?
Ecco, il taxi è in garage, cioè in un
certo punto in un vicolo dietro la piazza: solo che manca
la benzina, va bene, si paga il pieno, e poi ci sarebbe... ecco, manca il motorino
d'avviamento, c'è un posto dove si può recuperare, un po' di tempo.
A Corinto il
tempo non conta, non c'è fretta, si fa, basta aver pazienza.
Pazienza. Ho avuto
così agio di vedere tranquillamente tutto, la piazza, il mercatino sempre lo
stesso, l'allegria della gente, rivedere le bancarelle fatte di ceste
sovrapposte e aspettare due o tre ore, e l'automezzo si è
materializzato
pronto a partire.
I seggiolini mancavano di supporto
morbido, considerato un optional, la portiera dovevo tenerla chiusa con la
mano stretta sulla maniglia, ma alla fine si è persino arrivati a Corinto.
Strada facendo l'autista ha raccontato la sua storia, c'era tutto il tempo
per ascoltare una vita intera: era greco, ex marinaio, una sbornia gli ha fatto
perdere la nave, ha trovato l'amore e così è rimasto.
E' vero che solo qualche
straniero prende il taxi, e chiamiamolo taxi, ma qui il
clima è buono, la gente è buona, la vita costa poco -e poi basta accontentarsi-.
C'è da pagare anche il ritorno a Chinandega: del resto non si paga anche a
Fiumicino o a Linate e Malpensa?
Ritorni anonimi: vuoi mettere ascoltare la vita
di un uomo sobbalzando su buche incredibili?
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