Soliloquio (dell'8 marzo) |
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Scritto da Maria Luisa
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sabato 07 marzo 2009 |
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In terza elementare la mia maestra ci diede da svogere in classe un tema.
Il titolo, un enigma per molte. Soliloquio. Per bambine come eravamo, molte di noi non avevano la capacità di introspezione, com'è normale.
A me non sembrò vero di avere la possibilità di parlare con me stessa, lasciando fluire parole in libertà in un abbozzo di autoanalisi...
Ne uscirono figure fantasmatiche (ricordo che parlai degli alberi, che d'inverno sembrano tante braccia spoglie e magre alzate al cielo -la vecchiaia-), le paure, tante allora, quella di crescere e/o di restare bambina, i desideri di un futuro che nei sogni infantili era, logicamente, roseo, lontano dall'immaginare quello che la vita ti riserva.
Ne uscì la Grande Madre, perchè sempre presente in noi come archetipo,
l'Edipo (irrisolto) col padre, di cui tutte le bambine inconsciamente
si innamorano e vorrebbero "sposare", desiderando la morte della madre,
per essere l'unica donna del papà.
Ne uscì la figura del principe azzurro, grande illusione che accompagna molte di noi per tutta la vita...
Ne uscì la parola morte, sussurrata tra i banchi di scuola, vista da vicino da alcune di noi, con la scomparsa di un congiunto.
Uscì anche da me, quella parola, oltre a quella di vita,
perchè non capii bene perchè mia mamma non voleva ammettere il suo
dolore per la perdita della sua mamma adottiva, e durante il funerale,
alla mia domanda, perchè piangesse, lei mi rispose, perchè ho il mal di
pancia...
La pancia: il dolore, la paura, l'amore, i sentimenti, la vita, tutto il sentire, passa da lì.
In fondo la sua risposta era sensata.
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