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La pecora bionica PDF Stampa E-mail
Scritto da Walkyria   
martedì 06 marzo 2007
cashmerinoSi potrebbe anche dire: la capra fantasma, qualora si voglia evidenziare l'assenza della capra (cashmere), piuttosto che la mistura di vero pelo cheratinoso (lana di pecora) con un prodotto petrolchimico (microfibra).

Dopo la recensione da parte di Luisa dei libri della Debbie Bliss, profetessa del massimo dello chic in campo di maglia, e di conseguenza di filati, mi sono presa la briga di approfondire la questione già riportata anche in qualche commento qui (provo un'istintiva diffidenza verso profeti e profetesse).

Oh, ma è proprio vero, la concupita "Cashmerino" Debbie Bliss non è quel che si credeva essere... nessuna diffamazione, carta canta, ma non alla Elton John, direi alla Syd Barrett buon'anima, a giudicare dal tono.

Invito le interessate a dare un'occhiata al sito www.theknitwith.com, dove gli inferociti, quanto seri, gestori dello shop, alla voce Yarn Recall, sparano una devastante requisitoria contro il suddetto oggetto del desiderio, spiegando perché hanno deciso di richiamare tutti i filati di questo tipo venduti, come si fa con le auto difettose, e di risarcire gli acquirenti.

Il fatto imbarazzante è scoprire che avrei dovuto scrivere
"carta canta, ma non alla Pavarotti, direi alla Caparezza buontempone"... wow! questa sì è una notizia: si gioca in casa, a quanto pare; non c'è neanche bisogno di sapere l'inglese, la cosa si capisce lo stesso.

Già, la pregiatissima e, di conseguenza, carissima "Cashmerino" Debbie Bliss, a leggere i certificati d'analisi, contiene 0% cashmere, 20% microfibra (in sostituzione, ma non dichiarato in etichetta); non ci sono altri termini, si chiama frode commerciale, purtroppo. The Knit With non ci sta, svergogna produttori, distributori e prestanome (dopo ci arrivo -1-) e si accolla i costi di un richiamo, pur di salvare la faccia... obiettivo raggiunto, a parer mio.

Morbidissima (se toccate la "Jenny" della Mondial, che la Luisa vi tira dietro con la fionda, è di una morbidezza esagerata, fa impressione), la microfibra è l'aggiunta bionica della pecora, con il vantaggio che si lava anche con il rotowash o il vaporetto polti, che la "nostra signora tarma" non se la fila proprio (tiene famiglia e ci ha le larve da mantenere) e che d'estate ha proprietà eccellenti di vestibilità; ma è sintetica, non ci sono storie, è un fatto da accettare -a me non va tanto, ciascuna ha diritto alle sue fisime- e alla faccia dell'ecologia, che è un'altra cosa.

Eh, non mi si dica che così si rispetta la natura, visto che la tosatura della pecora è uno degli atti meno violenti compiuti dagli umani contro gli animali (in maggioranza relativa bovini, gli altri a scalare); la capra non viene manco tosata, ma solo pettinata (gratuitamente, in cambio di forfora e pelo caduto); non mi risulta che le pecore rilascino una liberatoria al barbiere, ma credo preferiscano essere ridotte come pitosfori del giardino di boboli (in buona compagnia con i barboncini da mostra canina) piuttosto che finire sul barbecue in forma di braciole; mucche e vitelli non hanno questo privilegio: una botta in testa e via... per non parlare dei maiali, poveretti, che se potessero si farebbero la doccia col badedas tutti i giorni, ed hanno la scarogna che di loro non si butta via niente... ho divagato, ma me la dovevo.

Tornando al fatto, la consumatrice ha il diritto di sapere quel che compra, e di decidere se le sta bene di pagare per una fibra sintetica quanto o più che per una fibra naturale, per motivi pratici o semplici gusti personali... insomma con consenso informato; l'esempio è ancora la citata "Jenny" della Mondial, che ha il suo 75% di sintetico ben dichiarato, una sua logica ed un prezzo di listino congruo, a monte delle offerte speciali che la rendono ora proprio conveniente: mi permetto di dirlo proprio perché a me, personalmente non piace più che tanto, ma è questione di punti di vista.

A dire la verità, mi colpisce di più il fatto centrale della storia Debbie Bliss, anche se, a pensarci bene, la cosa, in fondo, era quasi scontata: il filato incriminato è prodotto in Italia (dopo ci arrivo -2-). I certificati parlano chiaro: "Country of Origin: Italy"; mmmh, che affare, per noi italiane, ricomprarci lana prodotta in Italia, pagandole un biglietto di viaggio da vacanza alle Laccadive, pagando inoltre un sovrapprezzo per un cashmere che non c'è, in omaggio ad una esterofilìa che non siamo capaci di scrollarci di dosso, neanche in quei pochi campi dove le cose riescono meglio se nostrane (avrei titolo all'esterofilia, ma amo l'Italia e lo voglio dire).

Niente di personale contro la signora Debbie, lei è solo una prestanome (eccomi arrivata -1-), che ha ceduto l'uso del suo nome come marchio, ma senza quote o cariche societarie, alla Designer Yarns, che commercializza in UK i filati a marchio "Debbie Bliss", distribuiti in USA da Knitting Fever, Inc., prodotti in Italia come private label da un terzista biellese o pratese, ai posteri l'ardua sentenza. The Knit With è talmente incazzato, da andar perfino a procurarsi e pubblicare le visure camerali della Designer Yarns.

Il risultato è tutta una questione di marketing, branding, franchising, merchandising (ho dimenticato qualcosa? brrr), insomma un mero fatto commerciale, dove nessuno ha il controllo sulla produzione e, forse, neanche l'interesse ad averlo, si vende un 'idea, in fondo, non un prodotto.

Certo, la lettura dei certificati taroccati, presentati a sostegno della presenza di cashmere, poi autorevolmente smentita dall'illustre prof. K. D. Langley, tocca abissi di imbarazzo, vedendo le evidenti corbellerie scritte e sfacciatamente gabellate, parecchie delle quali scritte in Italia; sono malversazioni, ma ho avuto la sensazione di vedere gli italiani additati e messi alla berlina in toto.

A rigor di logica, resta tutto da dimostrare che il filato sia stato esportato dall'Italia sotto mentite spoglie, mentre è più probabile che sia uscito per quel che era ed in rocche, e sia stato ricondizionato in gomitoli e rietichettato in UK. Però non è bello essere tirati in ballo in questo modo.

I veri controlli, comunque li fa la dogana, di solito in ingresso, ed introdurre merci in USA non è uno scherzo. La Legge forse sarà teoricamente meno stretta di quella italiana, ma le importazioni sono molto controllate. Non mi meraviglierei che il bubbone fosse scoppiato proprio a causa di una partita bloccata in ingresso, il che ha spinto a verificare la merce già introdotta.

E perché proprio prodotto in Italia?  (eccomi arrivata -2-)... il motivo è storico, e va ricordato. A partire dagli anni '50, l'industria manifatturiera tessile britannica è stata massacrata (definizione di un vecchio amico, che conosce il settore) da quella italiana; non solo, tutta quella europea in senso generale, ma con le ripercussioni più sconvolgenti proprio in UK. La maggioranza delle industrie inglesi ha dovuto chiudere, tant'è che la stessa struttura delle città industriali inglesi è profondamentre cambiata, e sono rimasti solo alcuni grandi e forti gruppi.

L'arma italiana più letale per spazzare il mercato è stato il rapporto prezzo/qualità, il prezzo sostenuto dalla debolezza della liretta, la qualità dalle superiori capacità creative ed industriali sfoderate, con il risultato di non lasciare spazio al resto della concorrenza europea. Ora tocca all'Italia subire gli assalti internazionali, della Turchia prima, poi della Spagna, infine della Cina, la più devastante, in un clima di recessione: prezzi in calo e qualità in crescita. La proprietà transitiva della crisi.

Conclusione della spatafiata. Gli inglesi devono vendere prodotti italiani perchè gli italiani gli hanno fatto chiudere la produzione, e, nonostante tutto, continuano a produrre, e bene. Gli italiani che credono di comprare prodotti inglesi, almeno in campo tessile, hanno sbagliato a capire, o non sapevano quel che compravano, o tutte e due.

I gusti sono gusti e non si discutono, pertanto se indossate cose di Vivienne Westwood, peggio per voi, ma comunque non riceverete un avviso di garanzia, siamo in democrazia ed i flagellanti sono graditi, specie nelle sagre paesane. Se vi piace ispirarvi allo stile inglese, accomodatevi, anzi, compratevelo online: www.viviennewestwoodonline.co.uk, ché fate prima: nessuno potrà andar oltre la perplessità, visto che quello inglese è un popolo dalle grandi virtù, fatta eccezione proprio nel campo dell'abbigliamento.

Se vi piace la maglia un po' così, copiate i modelli Debbie Bliss, a noi donne è concesso il privilegio del diritto alla frivolezza, approfittiamone dunque; in fondo, dell'eleganza, chissenefrega, mica è obbligatoria, per fortuna.

Ho un carattere scettico e poco incline a subire il fascino di oggetti, mode, status symbols e quant'altro percepisco come un tentativo di imposizione di modelli che non mi appartengono. E così non riesco a capire il sacro fuoco mistico della Luisa, più volte dichiarato, nei confronti della "MerinoGold" della Grignasco... a volte mi sembra che le spiaccia venderla e che vorrebbe tenersela lei, per rotolarcisi dentro come Paperone nel deposito dei dollari.

Mah, ciascuno ha diritto alle sue proprie manie. Confesso, però, che, tra i suoi amati filati, difficilmente trovo qualcosa di più appagante, già allo stato di gomitolo, ma veramente palpabile una volta finito il capo. Poi, giustamente, ogni tanto, si prova qualcosa di nuovo, perchè la vita è bella perché è varia. Dato però che si ha anche bisogno di certezze, si torna alla nutella ed all'ovile (sempre quello, col woolmark australiano e la lavorazione italiana alta, non da sottoscalista).
 
Banale, nostrano e certo. Comprensibile ed onesto. Domestico ed ancestrale.

Infine (ma questo è un auto-invito a carattere generale) facciamo il miglior uso possibile del nostro superiore cervello (come dimostrato da test clinici) a dispetto dei tentativi, da parte dei media a target femminile, di bollircelo senza sale.

E cogliamo l'occasione propizia per non fare i soliti animali domestici ai quali è concesso, una volta l'anno, di uscire dalla gabbia.

Buon 8 marzo a tutte.


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Commenti (4)
1. 06-03-2007 23:20
L'avvocato del diavolo
Walky, si vede la tua propensione forense anche in argomenti non proprio da giurisprudenza. 
Ti ringrazio per aver risparmiato (in parte) la MerinoGold dalle tue requisitorie da pubblico ministero. 
Precisa come sempre. Fin troppo.
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2. 06-03-2007 23:37
L'importante è sapere
Guarda che non è una requisitoria... mi sono limitata a riportare un condensato della ponderosa documentazione esibita, con una cattiveria impressionante, da The Knit With; si vede che se la sono presa veramente, probabilmente temono un crollo di fiducia da parte dei clienti, e si può capire. 
Già che c'ero, ho cercato di inserire la vicenda in un contesto storico-geografico, che illustri a chi non conosce i retroscena qualche importante aspetto e risvolto dei fatti. 
E' venuta un po' lunga, ma non sono riuscita a dire le cose da dire con meno parole, e l'importante, come sempre, è sapere, poi ognuno si regoli come crede.
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3. 06-03-2007 23:45
Invito per l'8 marzo
Perchè non passare la sera dell'8 marzo chiuse in gabbia a sferruzzare? 
Sei invitata.
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4. 06-03-2007 23:53
Il tea lo accetto
Invito accettato, grazie, insieme al tuo famoso tea -inglese-; vedi che non sono prevenuta? Quanto alla lana, so già cosa passa il convento...
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